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La vita non è quella che ci viene presentata in televisione: STOP alla PROPAGANDA DELL’UTERO IN AFFITTO IN TV

Sabato 24 luglio durante il programma “Amore in Quarantena” andato in onda su Rai 1, è stata presentata la storia di una coppia omosessuale che prima e durante il periodo del lockdown ha potuto coronare il “sogno” di avere dei figli.

In questa prima frase si racchiude il vergognoso messaggio che la trasmissione ha voluto comunicare ai telespettatori, la grande menzogna delle cosiddette famiglie arcobaleno e dell’utero in affitto a cui ricorrono anche coppie eterosessuali.

Nella trasmissione la coppia di uomini viene presentata dal conduttore Gabriele Corsi come già una famiglia che a un certo punto della loro relazione, ha deciso di avere dei figli, o meglio, come afferma il conduttore, che ha “voglia di figli”, senza tener conto del modo in cui ottenerli.

La storia viene raccontata come se fosse una favola, dove Luca ed Emanuele condividono la loro esperienza: il volo a san Diego per la donazione del seme e una volta tornati in Italia, la ricerca mediante un’agenzia di surrogazione della “gestante”, una donna della Pennsylvania sposata e già madre, diventata l’incubatrice di due gemelli destinati a vivere lontani da lei e senza una famiglia naturale.

A colpire è lo spazio che viene dato alla coppia per definire la maternità surrogata come la scelta di una donna di “regalare (così afferma uno dei due uomini) a una coppia la possibilità di viversi come famiglia”, affermazione che oltre ad essere falsa, presenta una pratica vergognosa e illegale come una qualsiasi attività commerciale, in questo caso di vite umane.

Quello che non viene sottolineato sono i rischi che tale metodo innaturale comporta sia alla madre “surrogata”, sia agli embrioni (già vite umane) utilizzati come oggetti per soddisfare le voglie di chi paga profumatamente per avere dei figli, destinati ad essere separati dalla nascita dalla mamma che per nove mesi li ha portati in grembo.

È vergognoso che un atto del genere, che viene descritto come un grande gesto di amore, quando si tratta invece del più miserabile gesto di egoismo, venga sdoganato sulla televisione di Stato in un Paese come l’Italia, dove la pratica dell’utero in affitto è definita illegale secondo la Legge n. 40, del 19 febbraio 2004.

La TV di Stato è diventata ormai un mezzo per portare avanti un certo tipo di pensiero unico, quello del politicamente corretto, dove la verità e il dissenso sono proibiti, in quanto considerati discriminatori e lesivi.

Il mainstream pubblicizza quotidianamente messaggi che devono, in modo lento ma decisivo, imporsi nella mente delle persone, per giungere così a creare una società dal pensiero unico, dove però a pagarne maggiormente sono i bambini, oggi considerati come oggetti del desiderio per soddisfare il proprio egoismo.

La tutela dei minori riveste un ruolo fondamentale nell’ordinamento del nostro Stato, eppure molte delle leggi e delle proposte di legge si ergono contro di loro, per non parlare dell’appoggio che viene dato alle coppie come quella presentata in televisione, che ricorrono a pratiche illegali per raggiungere il loro fine.

L’utero in affitto, come le tante altre pratiche di fecondazione assistita, sono metodi in cui la vita umana viene maneggiata e trattata come merce, venduta a prezzi altissimi (basta vedere i vari siti online di agenzie di surrogazione), dove alcune donne si prestano in cambio di soldi a portare in grembo embrioni non difettosi (che invece vengono eliminati) e impiantati nell’utero, rischiando gravi problemi psicofisici sia per loro che per il bambino.

La vita non è quella che ci viene presentata in televisione.

Ogni bambino deve essere rispettato nella sua dignità dal concepimento e lungo tutta la sua infanzia, senza essere privato dei diritti fondamentali, quello di crescere in una famiglia naturale formata da una mamma e da un papà, le sole figure che possono garantirgli una crescita psicofisica equilibrata.

La storia dell’utero in affitto come il coronamento di un grande sogno è una menzogna che deve essere denunciata e combattuta, in quanto esalta la strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile e degli embrioni.

Tanto più è riprovevole che la TV di Stato faccia propaganda a un reato presentandolo come una storia d’amore perfetta e senza problemi, dove i bambini vengono ripresi felici solo se assieme ai due uomini che si fanno chiamare entrambi papà.

Il volto di quei bambini, come quelli di tanti altri che vivono la stessa situazione, sono volti che nascondono un dolore che crescendo si manifesterà dentro loro, in quanto il legame con la mamma naturale è un legame inscindibile che permane in ogni persona.

È ora di schierarsi convintamente e con fermezza contro una pratica abominevole e illegale, con un “elevato grado di disvalore che il nostro ordinamento riconnette alla surrogazione di maternità, vietata da apposita disposizione penale” e che “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane”, come definisce la Corte Costituzionale nella sentenza n. 272 del 18 dicembre 2017.

Inoltre, è nostro dovere opporci al vergognoso spazio che viene dato a tali argomenti all’interno di programmi mandati in onda sulla televisione che i cittadini devono obbligatoriamente pagare allo Stato, (sperando che tale imposizione cambi, viste le ultime notizie di questa mattina, secondo le quali nell’agenda del Governo c’è la possibilità di togliere dalla bolletta dell’elettricità il canone Rai (Ansa), finanziando in questo modo programmi deplorevoli e immorali.

Nel frattempo è bene adoperarsi e continuare a non appoggiare mai messaggi di questo genere, lavorando affinché i nostri bambini siano preservati da tali soprusi. 

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