Caro Matteo,
ti rivolgo un appello per chiederti di non entrare in un governo pensato e sostenuto fuori dai confini italiani, che certo non rappresenta gli interessi e il volere del popolo e, soprattutto, di quella parte di popolo che ha espresso il suo sostegno a te in particolare ogni volta che hai deciso di difendere le reali aspettative e i diritti del popolo italiano. Una scelta di questo tipo sarebbe una resa definitiva.
Si sta avvicinando una data che non dovresti dimenticare facilmente, quella del 24 febbraio 2018. Una data che, in ogni caso, servirà a confermare un leader e la sua coerenza, oppure a decretarne la resa.
Era un bel sabato, e in una piazza del Duomo, a Milano, gremita di gente, tu giurasti di difendere gli italiani e servirli con coraggio. Queste furono le tue esatte parole:
“Mi impegno e giuro di essere fedele al mio popolo, ai 60 milioni di italiani, di servirvi con onestà e con coraggio. Giuro di applicare davvero quanto previsto dalla Costituzione Italiana da alcuni ignorata, e giuro di farlo rispettando gli insegnamenti contenuti in questo sacro Vangelo. Io lo giuro, lo giurate insieme a me? Io lo giuro, lo giurate insieme a me? Grazie! Andiamo a governare, riprendiamoci questo splendido Paese”.
Ecco, riprendiamoci insieme questo splendido Paese, la nostra Italia, diventato da tanti anni una riserva di caccia delle elites finanziarie che hanno saccheggiato e distrutto la nostra economia, portando alla rovina un’infinità di aziende, alla fame tante famiglie.
I signori dell’alta finanza non parlano mai di costruire, ma soltanto di tagliare e tassare. Non si ispirano mai a dei principi cristiani, preferiscono appoggiarsi a dei parametri astratti per giustificare le loro azioni distruttive.
Perciò in nome dei parametri di Maastricht, per esempio, un’azienda può fallire, un imprenditore disperato può suicidarsi, una famiglia può finire sulla strada.
Cosa abbiamo in comune con questi signori, sicuramente preparatissimi in economia, e autorevolissimi?
Che cosa abbiamo a che spartire con loro? I loro fini, non sono i nostri fini. I loro obiettivi non sono i nostri.
Per questo, come Presidente del Consiglio esigiamo sia scelto un politico che sia espressione di una volontà politica, e non un competentissimo e autorevolissimo e stimatissimo rappresentante di quell’alta finanza che non condivide per niente le nostre preoccupazioni e i nostri principi, e che è l’unica contenta di questa nomina.
Non vogliamo un governo tecnico (che poi non esiste), ma un governo politico che rappresenti con fedeltà gli interessi del nostro Paese, e che poi si presenti alle prossime elezioni per essere giudicato, bene o male, dagli elettori.
Il 24 febbraio 2018 hai giurato la tua fedeltà agli italiani. Nel maggio del 2019, nella stessa piazza – sempre gremita, nonostante la pioggia – hai affidato te stesso, l’Europa e l’Italia al Cuore Immacolato di Maria.
Caro Matteo, cosa è cambiato?
Il 24 febbraio si avvicina. Vorrei poterti sentire, in quella stessa data, ripetere il giuramento fatto tre anni fa.
Riprendiamoci insieme il nostro splendido Paese!